domenica 14 marzo 2010

Profumo di Colonia

Le lacrime mi accecano e non vedo più la finestra che guarda la strada. Sulle tende color crema mi rifletto giovane, all’età di nove anni, eccitato nella otto e cinquanta blu di mio padre, arrivato a Colonia dopo ore lunghissime di viaggio. Non mi ricordo già più del paesino ai piedi del Monte Carmelo quando ricomincio a vivere e giocare con bambini dai capelli quasi bianchi che masticano una lingua aspra. Mi vesto di una vita nuova nel buio del mio studio e divento un ragazzo che non ama la scuola, adora le macchine e corre. Corre con le scarpe da ginnastica sempre pulite perché gli sembra di volare e di poter arrivare prima verso una vita normale. Dopo le medie e le superiori decide di lavorare come giardiniere perché dalle piante assorbe la linfa d’amore che poi trasmette a sua moglie e ai suoi figli. Una lacrima salta giù su una guancia e col braccio destro evito la frana liquida. Sul braccio rimane attaccata la mia vita tedesca e comincio a respirare ancora un’altra vita. Dopo il liceo scientifico, faccio medicina e vado in giro per le chiese d’Italia con in mio gruppo parrocchiale cantando Allelluja e invocando il Padre Nostro. Poi mi specializzo in ginecologia e mi innamoro di Giulia che mi regala due splendidi figli. Marcello che ora fa l’asilo e Mirka che fa la seconda elementare. Nel fine settimana andiamo in campagna, a casa di mia madre, che puntualmente nasconde nelle mani dei bambini due biglietti da cinque euro accompagnandoli con un immancabile “Compratevi un quaderno o un gelato, figli miei!”.
Qualche vita fa ero così, prima di pulirmi le lacrime con il braccio destro e prima che le tende ricominciassero a colorarsi di crema. In questa vita, invece, scrivo.

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