domenica 27 marzo 2011

Manicure-day.

È cominciato tutto qualche settimana fa, quando una sera cairota ha visto sbattere furiosamente la porta del mio forno contro il pavimento, attirata da una forza di gravità più potente di un mal di denti. La mia cucina si è ritrovata mutilata di porta che ho sostituito con un foglio d’argento piegato in due.
Dopo un po’, perseguitato dalla mania di perfezione, ho chiamato la proprietaria dell’appartamento alla quale, velocemente, visto che non siamo ancora allo scadere del mese e all’immediato dov’è l’affitto? mi ha delicatamente dato il numero di telefono della compagnia del gas.
Sono persone serie mi ha detto. Il tutto molto economico e rapido.
Il 15 aprile chiamo la compagnia e un certo Abd El Hamid mi passa Khaled, l’addetto alle telefonate che registra sapientemente i numeri degli utenti, i problemi, le richieste, le hot calls. L’uomo cornetta!
Gentile anche se spinto da una fretta da tè&domino, ha preso i miei dati personali e mi ha assicurato che l’indomani mattina avrebbe bussato alla mia porta ‘uno della compagnia’.
Così l’ha definito!
La mattina alle dieci e mezza, puntuale come un piatto di fave a colazione, si è presentato alla porta un signorotto: camicia gialla e blu, pantaloni blu, baffi, colore olivastro, unghia del mignolo destro lunghissima e scarpe sformate.
Dà un’occhiata al forno, ai miei orecchini e poi sentenzia che è un problema di molla.
Il signor Khaled lo sapeva, gli faccio, ma probabilmente lo sapeva solo lui e il suo foglio….il signorotto, no!
Gli chiedo il nome (sua eccellenza Mohammed!) e un appuntamento per il giorno dopo alle dieci e mezza.
Appuntamento con il gas: dieci e mezza!
Lo richiamerei per confermare ma lui mi assicura che non ce n’è bisogno. Abbozzo e se ne va.
La mattina dopo alle dieci e mezza non è venuto nessuno e per molte mattine di seguito le mie dieci e mezze sono rimaste orfane fino a quando la mia mania di perfezione ha ripreso a pulsare battendo sulle mie tempie un fo-fo-fo-fo-rno-mbà che non mi faceva stare rilassato in cucina.
Richiamo il signor Khaled ma mi risponde il signor Magdy il quale mi fa il solito interrogatorio fino a chiedermi il nome:
Mi pronuncia Carmina e mi trascrive Carmen sul suo foglio. Ignoro la mia dualità e ripropongo il mio problema con un po’ di veemenza tipica di un pensionato sordo che richiede la sua pensione all’impiegato stufo della posta.
Ma è un problema di molla…certo! Non si preoccupi, domani mattina alle dieci e mezza.
Dimentico direttamente.
So già che domani non ci sarà un solo minuto che si chiamerà dieci e mezza.
Alle 10.38 arriva Mahmoud: camicia gialla e blu, pantaloni blu, baffi, colore olivastro, unghia del mignolo destro lunghissima e scarpe sformate.
Dà un’occhiata al forno, ai miei orecchini e poi sentenzia che è un problema di molla.
Il signor Khaled, il signor Magdy e il signor Mohamed lo sapevano, gli faccio, ma probabilmente lo sapevano solo loro e il loro foglio….Mahmoud, no!
Lo richiamerei per confermare (insisto) ma lui mi assicura che non ce n’è bisogno (insiste).
Incasso e resto a casa mentre lui se ne va.
Le dieci e mezze del giorno dopo mi danno tempo per andare fuori a passeggiare.
Torno alle tre e mezza e trovo distesi sul pavimento della mia cucina una camicia gialla e blu, pantaloni blu, baffi, colore olivastro, unghia del mignolo destro lunghissima e scarpe sformate.
Il signor Ali.
Dà un occhiata ai miei orecchini e poi mi spiega che sta risolvendo il problema di molla.
La sta cambiando.
Gli dico che il signor Mahmoud sarebbe dovuto venire il giorno dopo alle dieci e mezza ma lui avendo visto su un foglio la richiesta a nome di Carmen con il nome della molla in data 15 aprile, sottoscritto dal signor Khaled (che sia benedetto!), si era affrettato a venire.
Gli dico che intanto ho un appuntamento e devo scendere in fretta (la mia coinquilina si è eclissata) ma alle tre e trentacinque mi assicura di aver finito.
Nel frattempo mi cambio e alle tre e quaranta mi dice che ha finito.
Bevo un bicchiere d’acqua e alle tre e quarantacinque mi dice che ha finito.
Mangio una mela e alle tre e cinquanta mi dice che ha finito.
Vado in salone e penso alla sua unghia lunga del mignolo destro e alle quattro e cinque lo vedo con la sua valigetta in una mano e la fattura nell’altra.
Ha finito.
Pago, scendiamo insieme in ascensore e rendiamo grazie a Dio.
Mi chiede se la persona con cui ho l’appuntamento è un egiziano. Si scusa per l’imprevisto contrattempo e mi consiglia di non agitarmi.  Tanto la persona dell’appuntamento arriverà in ritardo perché da qualche altra parte, in qualche altra zona, in qualche altro appartamento, in qualche altra cucina ci sarà una camicia gialla e blu, pantaloni blu, baffi, colore olivastro, unghia del mignolo destro lunghissima e scarpe sformate che sta cambiando una molla.
Ridiamo e volo in taxi verso mezz’ora di traffico.

Massima del giorno:
“L’unghia del mignolo causa traffico”.

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