venerdì 4 gennaio 2013

Becchi


La primavera araba ha riversato per le strade del Cairo siriani, libici, yemeniti e rondini. Li vedi, li noti, li riconosci dai vestiti, dagli accenti, dal modo di camminare. Le rondini invece volano. Ne ho viste cinque oggi nel breve tragitto che ho percorso a piedi dalla stazione della metropolitana a casa mia. Erano le tre di pomeriggio e il cielo era una pennellata di foschia. Volavano. Velocissime. Un movimento malato, nevrotico, lanciate verso un obiettivo da colpire: una base militare o una postazione di ribelli. Volavano basse, in slalom tra le persone e le macchine. Mi son dovuto piegare due volte per evitare che un becco mi perforasse un occhio. La primavera araba ha portato al Cairo rondini che sono scese in strada per protestare. Chiedono aria pura. Chiedono vita.

Stasera è venuto a trovarmi un amico. Mi ha detto che a volte gli manca l’aria. Gli sembra di impazzire in questo nuovo Egitto. Andandosene, barcollava, a zig zag nel corridoio, come una rondine. Ma lentissimo. Si è aggrappato alla maniglia della porta e, prima di uscire, mi ha confidato che da qualche mese prende anti-depressivi. È uscito. L’ho cercato dalla finestra ma non l’ho visto. Negli occhi il becco di una rondine.



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